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1967
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Civiltà padana. |
Cronaca mondana. |
Aspettando Godot
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LA FINE DEL MONDOII 31 dicembre 1979, un decennio da tempo agonizzante tirò infine le cuoia. Ne uscivamo con
un bel bottino: la coppia aperta, la militarizzazione del conflitto, la macrobiotica, le radio
libere, lo sballo e l'aggregazione giovanile. |
A un tiro di schioppo dal via, non mancavano le osterie; pur orbati, per infame decisione clericale, della Canonica, avevamo delle alternative: impavida resisteva la Cristina, in largo Cavallazzi, più giù, Lo Sport (con alloggio) non si era ancora trasformato in pizzeria, due Trattorie d'Asti convivevano in via Magnani Ricotti, nella piazzetta del Santa Lucia c'era L'osteria dell' Annetta , girando a destra avevamo un'assaggiatoria vini e liquori, microscopica ma ben fornita: Andando verso la stazione, oltre al Circolo XXV Aprile, in vicolo Montariolo trovavi un Circolo Turati. Procedendo lungo corso Italia, se ancora non c'era più il 2 Spade, contiguo trovavi il locale della Luigina, superatolo potevi girare a sinistra, per andare al Pozzo o proseguire per l'Associazione Italiana Antifascisti, alla Barriera Albertina. In questi antri si nascondeva la varia Umanità. |
E' tarda primavera, la notte è tiepida. In città soffia una brezza che invita al piacere, si scatenano animaleschi romanticismi. Sul viale della stazione, le faticose bellezze della Bambolina e della Topo Gigio ricevono ora consensi che sembrano più legittimamente abilitarle alla difficile professione. Al bar Reuccio si mettono già fuori i tavolini, gli invertiti fanno vetrina. Impazza un carnevale di poveri vizi. Short e decolté, più arditi per il clima, che per il pudore, si sfidano nella mimesi di spiagge lontane, agognate terre di libertà e avventura ancora o ormai troppo distanti nel tempo. Si parla di luoghi di mondo: Gabicce, Jesolo...Si ordinano cocktail esotici ed arditi, la volgarità invernale del bianchino sembra rinnegata per sempre. Scoccano le occhiate, sfrontate o supplici, all'indirizzo del bersagliere. |
La derattizzazione cominciò ai Quartieri Spagnoli, e poiché i topi si dimostrarono insensibili ad ogni ingiunzione di sfratto, si pensò bene di lasciar loro le case, allontanandone gli inquilini. Il centro città cambiò volto, cominciarono deportazioni di massa che nuovi interessi fondiari trasformavano in odissea: S. Rocco, Rizzottaglia, S. Agabio. La concentrazione del disagio emigrava col variare dei prezzi dei terreni. |
Intanto noi, orfani del nostro proletariato vagabondo, derubati di quei brandelli di esistenza
disperata che consolavamo e che ci consolava, incapaci di tornare a più solidi riferimenti,
privati di tanti alibi che avevano velato la nostra nudità degna dell'indegnità di un re, ci
ritrovavamo, come acrobati all'improvviso senza rete, nell'agnizione subitanea e panica di un
vuoto che avevamo finto di non intravedere tra quelle maglie sottese a debole protezione. |
IL BIG BANG, L'AGGREGAZIONEL'ANGOLO DELLE OREVietato l'ingresso ai capelloni. Il cartello campeggiava sulla parete del Bar dell'Angolo. Non fu per una vendetta postuma, che i capelloni nostrani dessero l'angolo in questione a loro posto fisso di ritrovo. Da sempre il luogo era stato il punto di incontro di tutti. Qui si davano appuntamento fidanzati, anziane signore, domestiche in libera uscita, austeri commendatori, e da lì si andava poi al caffè, o sui giardini o persino, in altri tempi, al casino. I capelloni, invece, si fermavano. Il posto era comodo per tener sotto controllo il passeggio cittadino, non esigeva l'onere di una consumazione e infine dava loro la vaga sensazione di dar fastidio a qualcuno, insomma, una soddisfazione. |
LA TENDA DELLA SCOTTI-BRIOSCHINel giro di due o tre anni, anche gli studenti trovarono il coraggio di farsi crescere i capelli e, resi audaci dalla vittoria della loro crinologica battaglia di Stalingrado, decisero, già che c'erano, di farla anche finita con la società borghese.Ai più illuminati tra loro non sfuggiva il fatto che tale ardito progetto si poteva realizzare
unicamente con una politica di larghe alleanze e che in tale (come allora si usava dire) ottica, i
soci naturali non potevano essere altri che quelli dell'Angolo, ai quali, con antropologica
liberalità, riconoscevano il ruolo di uomini di Neandertal della ribellione. |
IL BAR MILKUna sola persona poteva tenere insieme i due mondi, l'Oreste. |
LA COMUNEUn gruppo di evasi dal Seminario Vescovile affittò delle stanze sopra al cinema Vittoria.In un
delirio di nostalgie cosmopolite l'insediamento fu denominato La Comune. |
IL CICAMO'Una stralunata comitiva arrivava ai vent'anni con le delusioni che si possono accumulare nel
corso di una lunga vita. Non credevano più in dio, erano scettici sull'anarchia, avevano
smascherato il volto autoritario della psicanalisi, comprendevano anche che l'amore altro non
è, se non un libero accidente, senza caratteristiche di sostanzialità. |
RADIO KABOUTERAll'improvviso, con la virulenza di un cancro, fu tutto un fiorire di radio libere. |
APPENDICE, ALTRE ISTITUZIONILuis Culanda. La prima agenzia educativa in cui si imbatteva un giovane curioso. Attempato,
autodidatta, spirito più che libero, si era dedicato anima e corpo (corpo, corpo soprattutto) almovimento di Mondo Beat. Contro la sua volontà, era stato nell'occhio del ciclone che aveva scatenato l'epopea tra capelloni e forze armate, subendo il martirio. Abilissimo elettrotecnico sapeva ricavare da rottami assortiti affidabili impianti di riproduzione del suono. Sciamano metropolitano proponeva cure curiose per ogni accidente fisico o morale. In tarda età, come sempre attento ad ogni canale delle comunicazioni di massa, si fece conduttore di una radio parrocchiale, indi rese a dio l'unica cosa che non aveva mai dato a nessuno.
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